Ah, Wordpress, quanti bei momenti abbiamo passato insieme.
Sentii nominare il tuo nome per la prima volta nel lontanissimo 2010, quando gli Msn Spaces furono trasferiti senza troppi complimenti a Wordpress. Ai tempi il mio space era piuttosto patetico — pieno di vaccate da liceali e abbandonato già da un paio d’anni — quindi approvai con sospetto il trasferimento, forse addirittura scrissi qualcosa per provare la nuova incarnazione, ma lo dimenticai in fretta.
Nel settembre 2011, però, la parolaccia Blog era sulla bocca di tutti, e in molti ne stavano addirittura facendo un mestiere.
— E tu a cosa ti dedichi?
— Faccio il Blogger.
— Brr…
E mica è stato un fenomeno passeggero! No! I Blogger d’oggi, quelli bravi famosi, sono addirittura degli Influencer, guadagnano un sacco di soldi e hanno spesso più potere di quanto mi piacerebbe ammettere.
Mamma mia, che paura che facciamo. A quando l’estinzione? 😛
Lungi da me prevedere tutto questo, ma nel settembre 2011 l’idea di guadagnare soldi senza fare nulla (questa era la mia idea di Blogger) mi ispirava parecchio.
Aprii quindi Il Gatto senza Stivali su Wordpress.com, con nient’altro che un bel nome tra le mani (il nome è gagliardo, ammettetelo). Per mesi presi a testate il blog e google, cercando di capire come funzionava X e come migliorare Y, scassando le palle ai conoscenti per cercare di guadagnarmi un seguito. Fallii miseramente.
E non guadagnai un centesimo.
Nel meno lontano 2014 ripresi in mano il blog sperando di fare meglio, ma mi accorsi che Wordpress aveva piagato i miei articoli con pubblicità che non potevo più togliere, giustificandole con mia inattività. Trasferii quindi il tutto su Altervista, appoggiandomi all’alterblog, la loro versione brandizzata di Wordpress. Avevo le idee più chiare, sapevo cosa aspettarmi (poco) e avevo qualcosa da offrire (molto): Una rubrica sul software libero!
Non avevo fatto i conti con la mia proverbiale pigrizia, nel senso che i proverbi sulla pigrizia in realtà parlano di me e prima del 1989 non esistevano. Giuro.
Insomma, scrissi tre articoli e ripresi a trascurare il blog, complice un infruttuoso periodo di ricerca di lavoro e delusione universitaria (essere archeologi non è affatto divertente).
Nel 2016, però, dopo avere iniziato a lavorare come grafico (fottiti, Indiana Jones), mi accorsi che uno dei miei articoli, praticamente l’unico fino ad allora in cui scrissi qualcosa di utile, stava riscuotendo un tiepido, costante successo. Con che font si stampano i libri?
Preso bene, iniziai a smanettare di nuovo con il blog, e da allora non ho più smesso. Tra lavoro, curiosità e progetti personali, tra l’altro, iniziai a capire sempre più cosa stessi facendo, cosa aspettarmi e come ottenerlo.
Scrissi quindi un seguito del post che tanto stava piacendo, I migliori font gratuiti con cui stampare un libro, e rinnovai l’aspetto grafico del blog.
Arrivai a gestire 5 siti diversi pubblicati con Wordpress.org (e sottolineo la differenza con il .com), due per l’azienda dove lavoro e tre personali: Non tutti i principi nascono azzurri, il Gatto senza Stivali e il mio portfolio di grafico.
L’ultima pietra miliare personale fu la scoperta dei siti statici. Wordpress stava diventando sempre più pesante e bisognoso di continui aggiornamenti di sicurezza e dei mille plugin usati, quindi, nonostante abbracciasi (e adorassi) la filosofia open di Wordpress, cercai alternative altrove e scoprii i generatori di siti statici come Jekyll, HuGo ed Hexo, e gli host gratuiti Github Pages e Netlify. Che meraviglia.
Tra tutti scelsi Hexo, abituato com’ero a lavorare con NodeJS e Visual Studio Code, e iniziai a sperimentare.
Il primo obbiettivo che mi proposi fu di ridisegnare il portfolio, che era piuttosto scialbo, e in breve ebbi tra le mani l’attuale Andrea Gattironi. Non contento, decisi di tagliare i ponti con Altervista, che non la smetteva mai d’insistere per farmi riempire il blog di pubblicità.
Decisi di crearmi il mio blog e di gestirlo da me, e soprattutto di non dipendere da nessuno (Ammetto che quest’ultimo punto è discutibile: dipendo da Github e da Netlify per l’hosting, nonché dagli sviluppatori di Hexo per il framework, mica sono diventato un wizard con gli occhiali tenuti insieme da nastro adesivo isolante, ma va be’…).
Quest’ultimo passo è stato ben più ambizioso e ben più lungo della mia corta gamba senza stivali, ma finalmente è pressoché pronto, ed è già LIVE! Forse non te ne sei accorto, perché ho provato a ricreare lo stesso aspetto grafico di Worpress per evitare traumi (traumi miei, soprattutto), ma ti trovi già sul nuovo e fiammante ilgattosenzastivali.it, con dominio patriottico e tutto il resto.
Se non fosse che — per chiudere su una nota imbarazzante, come mi è solito fare — devo lasciare aperto il vecchio blog per i redirect (almeno un anno, secondo Google) e ho già fatto un casino assurdo, disattivando Cloudflare troppo presto e gettando il vecchio blog nel limbo dei DNS per 50+ ore, per cui il nuovo sito era attivo e aitante, ma tutti i motori di ricerca puntavano ancora al vecchio sito, irraggiungibile.
Spero che mamma Google, papà Bing e lo zio SEO non mi puniscano per questi giorni di irreperibilità e loop infiniti, e spero che tu, mio caro lettore, possa perdonarmi la svista. Sono migliorato, ma resto un gatto senza stivali.
Se vuoi saperne di più sui siti statici e su come aprire il tuo sito senza troppi sforzi e senza spendere un capitale (o meglio, senza spendere un soldo!), fammelo sapere nei commenti! Mi piacerebbe trattare il tema nella [Febbre del Software Libero], se può interessare!