Il mio è un lavoro misterioso.
Alla stregua di quello di Chandler Bing, nessuno dei miei amici vincerebbe un concorso a premi, se messo alle strette circa cosa faccio.
Per farla breve, mi occupo di colore. Per farla media, sono consulente di gestione del colore. Per farla lunga avrei bisogno di troppo jargon che nemmeno io conosco, visto che vivo in Spagna e ignoro i termini tecnici italiani, quindi non la faccio lunga.
Tra gli aspetti del mio lavoro positivi e negativi allo stesso tempo ci sono i lunghi tragitti in auto di ditta in ditta. Una tipografia a Barcellona ha bisogno di me? No problem, tre ore e mezzo di macchina e ci sono, più il ritorno fan sette.
Due giorni dopo un plotter va ricalibrato a Madrid? Ho vinto altre sette ore di viaggio.
È un premio agrodolce, te lo concedo, ma in ogni viaggio ho l’opportunità di avventurarmi tra pagine e pagine che da tempo mi erano negate.
Okay, mi correggo, che da tempo per pigrizia infinita mi negavo: la sera fatico a stare sveglio, se leggo.
Per me mettersi in senso orizzontale significa perdere conoscenza nel giro di pochi secondi, quindi di solito mi concedo una serie sul divano. O un film, se mi sento temerario.
In auto questo non succede. Forse è grazie al prezioso consiglio (o minaccia) di non dormire al volante che mi mantiene vigile, sussurrato da mia moglie prima di partire, forse è perché tutto sommato restare sveglio sembra una buona idea, o forse è perché si tratta del momento perfetto per godersi un libro.
Mi sono avvicinato agli audiobook in maniera paulatina. Paulatina… Si dice anche in italiano? È tardi e non ho voglia di cercare. Sono un disastro.
Dicevo, poco a poco. Ho iniziato con audiolibri gratuiti di grandi classici liberi da copyright o le cui traduzioni avevano a loro volta compiuto abbastanza anni da potersi considerare di dominio pubblico. La brava Silvia Cecchini di LiberLiber mi ha accompagnato per molte ore, con la sua voce. Ho anche ascoltato vari Ad alta voce di radio 3, ma essendo riduzioni avevo sempre la sensazione di perdermi qualcosa.
Purtroppo, però, le mie letture preferite non soddisfacevano i requisiti da spilorcio che mi ero imposto, e un audiolibro commerciale costicchia. Come se non bastasse, anche così la scelta non era vastissima.
Finalmente (sia nel senso di alla fine sia di era ora, diamine!) nell’agosto 2020 o giù di lì mi decido a provare Audible Italia.
Per farla breve, che figata. Per farla media, sono soldi ben spesi e potevo arrivarci prima. Per farla lunga, sono piuttosto convinto che la pandemia abbia giocato un ruolo chiave nell’ascesa di Audible, perché nel lontano 2018, quando muovevo i primi passi con gli audiolibri, non sono sicuro che fosse così colmo di libri, di tutti i generi, e narrati per la maggior parte così bene. Ma è anche vero che ho la brutta tendenza di proteggermi dall’imbarazzo autoinflitto, quindi non mi farei troppo caso.
Photo by Andrew Teoh