Rilessi al volo ciò che avevo scritto, non male, pensai, ma non avevo voglia di continuare; più che altro avevo fame. Mi ero punito abbastanza rimanendo fuori, era ora di tornare a casa e cucinarsi qualcosa di fresco, buono e sano. Pizza surgelata con ogni probabilità. Meglio di niente. Ogni anno, dalle scuole medie, c’è sempre stato qualcosa in casa da cucinare al volo. Ogni tanto cambiava, e qualche piatto finiva nel dimenticatoio. Prima sono venuti i toast, poi i cordon bleu, i ravioli, i 4salti in padella e le piadine. La pizza surgelata è stata una sorta di costante. Rimontai sulla bici e pedalai fino a casa, non distante da una delle entrate dei giardini. Era domenica, ora lo sapevo, quindi probabilmente nessuno era ancora uscito, e ognuno aveva pranzato come e quando meglio credeva.
Non abbiamo mai avuto grande rispetto dei riti e delle tradizioni famigliari, non nel senso teorico quanto in quello pratico, per cui finivamo per essere più che altro coinquilini. L’unica eccezione era la cena, ma più che altro per coincidenza e convenienza, in quanto di solito c’eravamo tutti, mentre a colazione e pranzo ognuno era schiavo dei propri orari e abitudini, sviluppate nel corso degli anni. Sia io che mio fratello abbiamo imparato a cavarcela da soli in queste faccende il prima possibile, che è guarda caso coinciso coi primi anni senza donna di servizio/baby-sitter.
Aperto il cancello parcheggiai la bici in giardino, buttandola dove capitava, tanto c’era bel tempo, ed entrai in casa. Come previsto, nonostante l’ora, aveva mangiato solo nostra madre, e mio fratello oziava davanti alla televisione.
“Oh, io mangio” gli urlai, “Tu che fai?”
Gli ci volle la solita decina di secondi e un uhm molto, mooolto scazzato prima di rispondere.
“Va bene, adesso scendo.”
Aspetta sempre talmente a lungo che le sue risposte non sono mai grammaticalmente fedeli alle domande, come in questo caso. Nessuno gli aveva chiesto scendi anche tu?, anche se il senso era ovviamente quello, eppure durante il suo tergiversare aveva scremato la domanda e risposto a quella implicita al suo interno. Mi fa morire.
Le pizze ovviamente c’erano, per cui cominciai a far scaldare il fornetto elettrico e strappai coi denti il cellophane che le avvolgeva. Non avevamo un forno a gas, non lo avremmo mai usato, troppo grosso per tre. Accesi a mia volta la televisione e mi misi a fissare i cartoni animati. La puntata stava finendo e come se non bastasse l’avevo pure già vista, ciononostante non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo, regredendo ad una forma primordiale di essere vivente. Mio fratello probabilmente era qualche stadio più indietro, al piano di sopra, non tanto per l’altitudine quanto per l’esposizione prolungata. Doveva essere rimasto a fissarli inebetito per almeno un’ora. Incredibile come diveniamo vittime inconsapevoli del progresso.
Mi svegliai dal coma televisivo ai titoli di coda ed infornai le due pizze, tutte e due insieme, non avendo voglia di fare a metà con la prima e poi infornare la seconda e aspettare altri cinque minuti, i programmi da essere umano di serie b stavano per iniziare, e per niente al mondo volevo assistervi passivamente mentre “cucinavo”.
Sapete cosa intendo, quei programmi.
“Prontooo.”
“Arrivooo.”
Tipico esempio della solerzia nei giovani d’oggi. Non c’era scampo.
Non era riluttanza, eravamo semplicemente scazzati. Quasi sempre scazzati.
Questa la grande piaga della gioventù. Svogliati, insoddisfatti e annoiati. Le soluzioni erano ad un palmo dal nostro naso; bastava cambiare, metaforicamente, canale. Ma qualcuno aveva nascosto il telecomando. Troppo sbatti alzarsi e farlo manualmente. Per cui ogni anno sempre più giovani nullafacevano e nullatenevano, vivendo alle spalle dei benestanti genitori, troppo affezionati e abituati a coccolare il loro “bambino” per accorgersi che non era più così brillante ed innocente. L’elemento trainante della classe, come scrissero su una mia pagella delle elementari. Se solo avessero saputo!
[continua…]